Sono giornate difficili, molti di voi lo sanno. Giorni in cui tante domande si infilano nella testa e nel cuore e per quanto cerchi di metterle in fila e trovare un capo e una coda , non ce la puoi fare. Perchè essere genitori è anche questo. Ed essere genitori separati forse lo è di più? Perchè c'è che non compensi, di fondo. Che non ti metti tutti a tavola e se è necessario affronti un discorso, così, se si creano le giuste condizioni. Che non c'è il momento jolly coccole/lettone/tv che riappacifica tutti i cuori e gli animi. Invece c'è il telefono. Con i lacrimoni dall'altro alto della cornetta che per quanto parli non si asciugano mai, e la mano non puoi allungarla. Ci sono chiacchiere a mozzichi, in una pausa pranzo, in un momento serale, raramente estemporanee. E sono valide eh. perchè io e il mio ex siamo stati in grado di preservare questo: la coogenitorialità. Siamo genitori, insieme. Ed è bello. E i nani lo sanno, perchè respirano un'aria serena e di affetto. perchè per loro è normale chiederci di fare cose tutti e 5 (anche con Lui, si) che tanto non c'è niente di strano. perchè per loro è normale dirci come si sentono e sapere che mamma e papà parlano e dire all'uno o all'altra è uguale. Ma nonostante questo, nonostante questo ci sono due case e due mondi. Diversi. E quella diversità non ha una zona di tregua, comune. E forse questo è il problema. Non c'è una camera di decompensazione. Non c'è. E così succede che una bambina di 4 anni, vivace, spigliata, frenetica, sorridente e testarda e determinata a un certo punto decide che quel papà non va mica tanto bene. Che lui c'è poco. Che quando c'è forse non è tanto a sua misura. Che tutto sommato la mamma è meglio. Che lei dal papà tutti quei giorni non ci vuole stare, sono troppi. E allora tu la guardi, la ascolti, la abbracci e inizi a pensare. A chiedere. a te stessa. al papà. alla psicologa. all'amica psicologa dell'età evolutiva. a Lui. a tua madre. alle amiche. Perchè non sai cosa si fa. Non sai come si fa. Hai imparato che con i bambini é importante avere un po' di rigidità. Perchè loro hanno bisogno di regole. Di binari, su cui camminare. In cui imparare a muoversi. Di certezze, o almeno di punti fermi. Che sono la mamma e il papà a doverglieli dare quei punti fermi. E se ne smonti uno ce ne devono essere altri. E se a un certo punto della loro vita tu prendi la famiglia x come loro la conoscono e la dividi nei singoli componenti e la ricomponi in un modo nuovo, diverso, lo devi fare con grande cura. Devi creare qualcosa di nuovo. Di altrettanto stabile. Con delle regole nuove. Con coerenza. Con fedeltà. Senza promesse non mantenute. Senza chiacchiere. Con fatti. Con alternative, reali. E affidabili. E non è stato facile. Con un uomo che ha infranto la regola dell'affidabilità alla prima occasione. Perchè lui non ci riesce. È un bravo papà, quando c'è. E ama i suoi figli follemente. Ma purtroppo è vittima sacrificale del suo lavoro. Non so se dell'amore per quel lavoro, io non l'ho ancora capito. Senz'altro di quegli ingranaggi. Ci sta dentro fino al colo. C'è quello sopra ogni altra cosa. E lo so che scatenerò qualche espressione di stizza, ma la mia non è una polemica da donnetta. Io amo il mio lavoro moltissimo e sono anche (
Io l'ho sposato, come fanno tutti tanto la risposta esatta non c'è...ecco) e non è propriamente un moderno compagnone di giochi. Insomma, a Edo aveva insegnato il rigoletto e a lulu chi era l'etoile del bolshoi. Tutte queste cose insieme fanno più o meno si che luli lo abbia giudicato poco idoneo a un certo punto. E che, coerentemente col suo carattere deciso e tutto d'un pezzo abbia deciso di andare oltre. Tipo: preferisco stare con mamma. Che è ovvio che non è cosa possibile. Manco un adulto ci riesce un altro po', figuriamoci una nana, femmina poi. E quindi poi ci ripensa. È combattuta. E nel mezzo ci siamo noi. I punti fermi. Che non sappiamo che pesci prendere. Che non la puoi costringere a stare col papà. Che però poi se ci ripensa che fai? Era meglio insistere? E ieri è andata così. E lei è tornata da me ( il fratello no che non posso manco pensare di dire a lui scegli da chi andare tipo a chi vuoi più bene..). E poi peró io l'ho dovuta sgridare ( che ha interpretato il bianco del frigorifero come un'invitante tela da pittore, e lei era il pittore ovvio) e allora lo sconforto l'ha assalita. E i lacrimoni tra un vojo papi e un volevo dommire da papà, sembravano non finire più. E io per un attimo mi sono sentita persa. E ora mi chiedo: che si fa?
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