9 gennaio 2012

Le mie condizioni

L'ho giá detto che amo il mio lavoro? Si, l'ho giá detto. Ma adesso sono affaticata e stanca. Non solo di come questo anno io abbia continuamente dovuto rivedere i miei compiti per la necessità del lab, non un congresso, non un'ora di lezione, pochi studenti etc etc, ma di quell'assenza di prospettive che diventa sempre più concreta e ti consuma un po' alla volta. Che giá è difficile, ma così è impossibile. E così al quarto mese senza stipendio in attesa di un misero contratto di 6 mesi da 1000 euro al mese ho messo i miei paletti. E allora, se non ti servo lavora tu (alla mia capo). E io mi faccio i fatti miei. E basta. Che è tutto normale eh, nella ricerca italiana, è così che va. A volte ti pagano, a volte no. Lavori senza orari. Anche di notte, anche i week end. Anche gratis. Non stacchi mai. Sono entrata in ospedale con le acque rotte con la bozza della tesi della mia studentessa in valigia. Il pomeriggio ero a correggere il lavoro della mia dottoranda. Ho lavorato fino all'ottavo mese di gravidanza e sono andata in maternità di nascosto. E io amo talmente tanto il mio lavoro che non stacco mai. Le idee mi vengono anche di notte. Il mio cervello non lo spengo mai. E ora odio che questo paese e queste condizioni stiano distruggendo il mio entusiasmo, consumando la mia creatività, avvilendo la mia capacita. E così devo prendetmi uno spazio per potermi ricaricare altrove, perchè io non molli per stanchezza, perchè questo sistema non abbia la meglio. È il mio animo di lottatrice che parla e devo ascoltarlo. Da domani mi prendo una pausa. Penso al resto. Alle altre cecilie. Ho in testa un milione di cose da fare, solo tre settimane ma uno spazio mentale capiente. Per respirare, portare la batteria al 100% e darmi ancora una possibilità. Che questa volta è la mia vita che dovrebbe scrivere i suoi buoni proposito con me, non il contrario. In fondo basterebbe quello di lasciarmi fare il mio lavoro in pace, mica tanto no?

2 commenti:

  1. Sei incredibilmente ammirevole ma nonostante ( purtroppo ) anche io amo questo paese di pulcinella, con un pargolo piccolo io mi sento di dirti VAI ALTROVE trova ( ma sono certo che sarà così ) all'estero qualcosa che ti si addica e VAI ALTROVE dai una speranza e un futuro a tuo figlio. Con simpatia. ZAKK.

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  2. Grazie Zakk...purtroppo non è così facile, ho due bimbi e sono separata...l'espatrio è una possibilità piuttosto remota. Ma ancora non la escludo del tutto...sarebbe la condizione ideale per me e per il futuro dei bambini..vedrò cosa succederà nei prossimi mesi, intanto mi sono data un tempo.

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