31 dicembre 2013

E soprattutto che sia ...

Se ne va un anno faticoso, soprattutto per avermi costretta ad affrontare realtà che non volevo, delusioni e disillusioni, di persone e di cose. Per avermi mostrato che la fiducia non sempre è ben riposta, che i piani vanno cambiati, ancora e ancora. Che puoi tentare di essere la miglior madre del mondo ma se non sei la migliore te stessa per te stessa non riuscirai ad essere abbastanza convincente. Che quando credi di stare ferma a volte stai percorrendo la strada più lunga e più difficile. Che avere una persona di fronte non vuol sempre dire godere di un affetto sincero, e che averne una al di la di uno schermo può voler dire esattamente il contrario. Questo 2013 mi ha regalato nuove consapevolezze, e la voglia di risparmiarmi un pó. Mi ha sorpresa più forte e salda di quanto avrei detto, e mi ha regalato il miglior posto dove essere: la mia famiglia. Bizzarra, faticosa, incomprensibile. 
Mi lascia esausta, e ancora impaurita per tutto ciò che sarà. Eppure...che sia un 2014 soprattutto sereno, con le persone che amo e che mi amano, che sia un anno fatto di spazi nuovi e liberi, da riempire di sogni e progetti, di sorrisi e abbracci. Che sia un anno da ricordare. 
AUGURI
(E che sia in anno in cui io riesca a stare un pó di più anche qui ;) 

9 dicembre 2013

Se avrai bisogno grida

Come dice la mia amica Bianca da qualche parte bisogna pur (ri)cominciare...
E io stasera ricomincio da qui.
Dal desiderio di urlare.
Quando arrivi in fondo a una giornata come tante, ma in cui a un certo punto ti sei sentita così stanca e annoiata e delusa e stufa da voler solo mettere un grande enorme punto.
Quando tutto quel grande ingombrante senso di impotenza e amarezza vorresti raccontarlo ad un orecchio amico, ma dall'altro lato del tuo iPhone nessuno risponde.
Quando il vortice di cose da fare e persone a cui rispondere ti risucchia e tu non hai neanche il tempo di alzare il dito per provare a dire la tua.
Quando sembra che di ogni parola che dici esista un lato B che non è simpatico e che tu proprio non avevi visto ma gli altri invece si.
Quando quella malsana idea che tu è proprio tu debba sempre aggiustare tutto e tutti si impadronisce di te, ti getta nel mare dei sensi di colpa per tutto ciò che non sei riuscita a fare e poi ti risputacchia in un angolo.

Ecco poi arriva una doccia bollente.
E tu ti accorgi che questo 2013 é quasi finito.
Ed é stato un anno di merda, perché hai faticato tanto, e stasera vuoi solo urlare, forte, più forte.
Ma è lo stesso 2013 in cui ti guardi allo specchio e pensi che si, sei tu, e stai bene.
E allora ricomincio da qui, da un urlo, e da me,
Che poi ve lo racconto chi altro sono.

25 ottobre 2013

la merendina non è il male : #missionemerenda alla ferrero



Penso
che i pregiudizi siano una brutta bestia.
Così come l'ignoranza.
Che spesso avere un'informazione in più, da fonte certa, possa fare la differenza.
Che troppo spesso si parla per sentito dire.
manchiamo di vera capacità critica.
Quella per cui sappiamo spogliarci di un'idea preconcetta per ascoltare, osservare, scoprire
come se fosse la prima volta.
E poi mettere tutto insieme e formulare un'opinione
la nostra.
col senno di poi, si dice.

E così parliamo di merendine.
di ingredienti.
del famigerato olio di palma.

Nell'ambito del progetto merendineitaliane.it ho partecipato alla #missionemerenda allo stabilimento della Ferrero di Balvano, insieme ad altre mamme blogger : Alessandra, Flavia, Federica, Laura, Anna,Simona, Diletta, Barbara

Perchè lo avevamo chiesto noi, scettiche quanto basta nel ritenere una merendina una sana alternativa alla torta della nonna (anche della mamma si, ma sapete che non è il mio caso!)
E il nostro desiderio, in un'ottica di dialogo e confronto, è stato esaudito.
Allo stabilimento di Balvano si fanno i prodotti da forno della Ferrero.
Le kinder brioss, ad esempio.
Che sono prodotte solo con ingredienti naturali.
che in fase di lievitazione hanno la stessa identica faccia della pasta della torta della nonna.
e lo stesso profumo.
E appena sfornate lo stesso sapore (si è vero, fidatevi)
Che lievitano per 6 ore,
e poi sono cotte in forni a diverse temperature,
e raffreddate, farcite e confezionate.
Sotto un attento controllo di qualità, perchè sfatiamo questo folle pregiudizio: la produzione industriale e massiva ha dei controlli di qualità di livello molto molto alto, e dovrebbero costituire garanzia piuttosto che invece fonte di dubbio.

Ora, l'aspetto umano: l'aria che si respira è familiare, con persone che vivono quella fabbrica come un pezzetto di sè, e ci tengono proprio che le merendine siano fatte bene. E stanno attenti agli sprechi, gli scarti non si buttano. Ed è stata una giornata piacevole,con persone piacevoli, catapultata in una realtà che sembrava di altri tempi pensando ai ritmi frenetici della mia amata Roma.

Ma poi passiamo all'aspetto pratico, alla sostanza.

la Ferrero non usa additivi chimici, ma solo ingredienti naturali: latte, uova pastorizzate, zucchero (senzaltro troppo ma esiste un progetto di riduzione graduale della quantità di zucchero in questi prodotti, quindi speriamo nel meglio), lievito e olio di palma non idrogenato e sostenibile.

Le merendine sono garantite per soli 4 mesi dalla data di produzione (indicata sulla confezione) perchè l'unica garanzia di conservazione è data dall'atmosfera di aria microfiltrata e dal materiale dell'involucro.

La merendina, in questo caso, non è il male.

e siccome lo so che alla parola olio di palma molti di voi avranno sgranato gli occhi, ecco qui: pane per i vostri denti:

Plant Foods for Human Nutrition 1999, Volume 53, Issue 3, pp 209-222
Plant Foods for Human Nutrition 2002, Volume 57, Issue 3-4, pp 319-341
J Hum Ecol, 26(3): 197-203 (2009)

da cui cito:
"In the past, palm oil was attacked as “saturated” since it contains 44% palmitic acid and 5% stearic acid,
and thereby allegedly raises blood cholesterol and increases the risk of cardiovascular disease.
However, a sizeable and growing body of scientific evidence indicates that palm oil’s effect on blood
cholesterol is relatively neutral when compared to other fats and oils. Palm oil raises plasma
cholesterol only when an excess of dietary cholesterol is presented in the diet. Palm oil stimulates
the synthesis of protective HDL cholesterol and removal of harmful LDL cholesterol. Palm oil is
rich in vitamin E, (particularly tocotrienols), which appear to reduce serum cholesterol concentrations
and has potent anti-oxidant effects."

leggete, fonti attendibili, di riviste scientifiche che revisionano l'impatto dell'olio di palma sulla salute umana... leggete con cura, perchè addirittura potreste scoprire che ha degli effetti positivi!

PS Questo post è stato scritto dalla scienziata che è in me, imprescindibile parte di Cecilia, che sta anche studiando da nutrizionista, e che ama che le cose vengano dette con cognizione di causa.
Forse sono in fase polemica con l'opinione pubblica, lo ammetto...vogliatemi bene lo stesso.

PPS Anche mamma Cecilia che va sempre per uno e non ha mai il tempo di fare torte è assai grata di aver scoperto che non ucciderà nessuno dei suoi figli a suon di merendine, anche perchè sa bene che ciò che conta è anche la quantità e la frequenza... (messaggio subliminale: la varietà in qualsiasi dieta è IL BENE)

PPS Cecilia la solita poi si è divertita un sacco in questa bella gita in cui si è persa per i luuuuunghi corridoi dell'albergo, non è riuscita ad aprire la camera con al chiave elettronica per svariate volte, ha mangiato come un bue apprezzando le specialità lucane in un'osteria d'altri tempi, ha fatto un sacco di domande ad rompicoglioni ai tipi della Ferrero, ha fatto bisboccia con la bella Laura, ha odiato ma poi fatto pace con i numerosissimi specchi del suddetto albergo, desiderato che l'autista trovasse velocemente la strada, e pensato che sarebbe volentieri tornata in Basilicata con un navigatore satellitare.

Cheers 






17 ottobre 2013

TU sei una sfida


Mi accorgo di desiderare sopra ogni cosa che tu cresca forte, e libera.
Forte di te stessa, Libera di essere te stessa.
Di scegliere, sempre.
Di sognare.
Di avere testa e gambe leggeri per andare.
Vento nei capelli e sul viso, ad asciugare lacrime.
Sole a farti socchiudere gli occhi.
E un cuore pieno.
Parole, e silenzi.
Capace di andare,
a testa alta.
Ovunque tu vorrai.
Di ridere.
Di piangere.
E ti osservo.
Piccola me in piccoli piedi e piccole mani.
Muscoli tesi a percorerre la vita a falcate.
Denti stretti in sorrisi e smorfie.
Occhi grandi e vispi.
Poche essenziali parole.
Strade per arrivare a te che diventano tortuose.
Perchè non parli, ma gridi con ogni fibra i tuoi NO.
Da interpretare, scoprire, rispondere.
Domande nascoste.
Una sfida.
LA sfida.
Avere coscienza di quanto peso io abbia e cercare quale modo potrebbe essere quello che mi chiedi,
abbracciarlo, nutrirlo.
Scegliere la tua via e camminarti accanto.
Orecchie tese e cuore aperto.
"e quando sorridi scopro cos'è la felicità"




Tu sei in ogni parola di questa canzone,e io non faccio che ascoltarla da stamattina...
bambina mia.

16 settembre 2013

una

decidere. una volta per tutte, o forse no.
che la vita ha tanta fantasia, più di te, e sa stupirti.
con nuove possibilità. nuovi tempi.
dovresti ricordartelo tu.
trovare il tuo centro - esiste? -è uno solo?
e metterci radici
che il vento ti scuota ma non ti sposti più -nè ti dia la sensazione di.
capire da che parte stare
di qua o di là
delle regole, delle convenzioni,
del giusto e sbagliato
dei grandi e i piccoli
-c'è un lato solo? -si può?
tenere la testa sulle spalle,
o lasciarla andare lassù, tra nuvole e sogni,
come quando ne avevi a una sola cifra, di anni,
che tutto può essere.
Essere, allora, il giusto
non troppo, non poco.
accudire senza esagerare,
accudire di più,
baciare, abbracciare, scaldare
lasciare spazi,
dettare regole,
stringere i confini,
serrare il passo,
comprendere,
essere responsabile,
sognare,
custodire,
lasciare andare,
ricordare.
donna
madre
figlia
compagna
amica
ex.
la giusta misura,
il giusto posto,
il giusto mezzo.
IO
(tumblr)

(tumblr)


27 agosto 2013

senza pelle

che hai una testa, per governare.
e trovare soluzioni. e pensare strategie.
che hai l'istinto, per essere pronta.
e decidere, e fare, anche in mezzo alla tempesta, anche senza tempo.
che hai il cuore a scaldare, sempre.
che hai la pelle, per separarti dal mondo.
e proteggere sangue e vene.
e anima.
per resistere, più a lungo.
anche quando la testa e l'istinto no.
Anche quando il cuore rallenta.
Ma senza pelle,
senza pelle non puoi.


12 agosto 2013

Sensibilità


Sensibilità è la capacità di sentire. Di lasciar entrare sotto pelle, fin nelle viscere, e scuotere, rimestare, sedimentare.
È la capacità di percepire, come se la tua di pelle fosse quella di chi ami. 
È la capacità di ascoltare e sapere, prima. Prima che arrivi il brivido, prima che il dolore punga, prima che la lacrima si affacci, prima che il cuore si scaldi. 
È la capacità di accogliere, e di custodire.  È la capacità di non infrangere, eppure di essere fragili, e lasciarsi scheggiare, e a volte rompere. 
È una dote rara, troppo spesso pretesa e difficilmente ricambiata.




11 agosto 2013

Dicotomie


Giorno 1 di vacanza senza nani.
Di spazi vuoti. Di tempi lunghi. Di fare nulla. Di silenzi. Di pensieri liberi. Di riposo (dicono). Di riappropriarsi. Di distendersi in tutto lo spazio e il tempo che solo tu occupi. Di respiri profondi. Di me.
Di apnee. Di lunghe video chiamate che però i mozzichi da li non si possono dare. Di tracce. Di minuti cercando rimasugli di profumi in una stanza vuota. Di attese. Di mancanze. 
Dicotomie. Vita. 



18 luglio 2013

La vita che vuoi

-sto partendo, torno subito che senza di voi mi sento nudo.
parole che arrivano dal bel mezzo di un inaspettato momento di solitudine, in occasione di un matrimonio di amici. In mezzo alla catastrofica ripianificazione di tempi e spazi per imprevisti che non avresti voluto. Che una polmonite a luglio alla tua bambina proprio no. Che d'improvviso lei diventa davvero piccola, ma con una grinta che ci vogliono quattro infermieri più te per inchiodarla al lettino ed infilarle un ago. Che però è sempre lei che corre per i corridoi dell'ospedale cantando, fa gli occhi dolci ai medici e diventa la mascotte delle infermiere. Che allora cambia tutto, e non si parte più. Per quel piccolo presepe che ti riconcilia con il mondo da anni, che ha raccolto sorrisi e lacrime nei momenti in cui eri finalmente lontana da tutto e da tutti, al tramonto, all'alba. Quel gioiello piccolo che ti ha accolta, e che finalmente avrebbe accolto anche Lui, e tutti e quattro. E l'aspettavi questa partenza come una boccata di ossigeno piena dopo un anno di apnee e asfissie che sembra non finire più. 
Ma la vita ha fantasia, e ti muove le carte sotto il naso. E ti ritrovi chiusa in casa per due settimane dove il panorama più ampio comprende lavoro, casa, ospedale, farmacia, pediatra. E scopri, di nuovo, che ci sono risorse nascoste perchè incredibilmente non impazzisci. Scopri il gusto di uscire quando la città si sveglia. Torni in quel posto che è un pò casa. Trovi il tempo di guardare avanti e tentare di aprire nuove strade. Eppure. Eppure un momento di pace, di evasione, di solitudine lo pagheresti oro. Perchè poi si sa che la cattività rende gli spazi più angusti e lascia che escano aculei e che pungano fastidiosamente. 
E un pò hai paura che di nuovo gli equilibri si infrangano, per quelle piccole crepe. Così stai lì, col fiato tirato per non muovere troppo l'aria. 
E osservi. e aspetti.
E poi Lui, che parte per andare a quella festa che doveva essere l'inizio della vacanza di noi tutti insieme. E pensi che un pò lo invidi, che gli farà bene, così il rischio di implosione sarà scongiurato.
E invece Lui ti scrive quelle parole. E allora lo sai, che questa vita faticosa e folle, con Lui e con due figli che non sono i suoi, con un ex marito che è ancora così presente, con gli scontri, i musi, e tutto quello che ci vuole per tenerla insieme, per cui hai lottato e in cui hai creduto, 
ecco questa è proprio la vita che vuoi.


28 giugno 2013

una base sicura

web: citazioni famose
una base sicura.
tale dovrebbe essere una madre. quella che seppur ti esprimerà opinioni anche critiche non ti giudicherà mai. quella che comunque andrà sarà accogliente, e di conforto. il bene gratuito. l'amore incondizionato. l'unico di una vita intera. quella da cui tornare quando qualcosa è andato storto. ma anche quella con cui gioire se invece le cose sono andate dritte. perchè come la mamma non c'è nessuno. ed è vero. perchè sembra banale, ma quell'amore incondizionato ci renderà capaci di sfidare il mondo a testa alta, certe che non potrà capitarci nulla di terribile, alla fine un posto sicuro lo avremo sempre. Anche se sbagliamo. Anche se cadiamo. Anche se tutti ci saranno contro. Anche se non sapremo dove andare, o come. Se ci perderemo. Se ci vorrà più tempo.
Questo è quello in cui credo, fermamente.
Questo è quello che cerco di essere per i miei figli, ogni giorno.
A volte sembrano scelte contro corrente, più deboli, troppo morbide.
Lo sembrano senz'altro alla mia di madre che mi ha cresciuta con la convinzione che dandomi quella base sicura mi avrebbe resa debole e insicura, fragile e non autonoma. Una madre che mi ha lanciata nel mondo sempre con una critica di sprono, piuttosto che con un complimento rassicurante. Tanto ci pensa il mondo a dirti che sei brava, io ti devo dire dove sbagli. Il mondo per alcuni versi forse ci ha pensato, a volte. A volte no. Ma quel senso che manchi sempre un pezzo resta. E ti accorgi che quel pezzo lo cerchi ancora, che dentro di te ancora non l'hai saputo mettere. che hai passato una vita a cercare di trovarlo seguendo schemi che non ti appartenevano. Poi li hai smontati tutti, per riconoscerti finalmente nella tua originale essenza. Ma sempre senza quel pezzo.
e ci sono giornate come queste, in cui in teoria hai un successo che però non ti importa e che forse non vorresti, non così, non qui. In cui ti ritrovi invischiata nell'ennesima discussione con quella donna, che sta prendendosi cura dei tuoi figli nel tempo che tu non hai, e con cui non fai che discutere perchè i modi sono quelli che non vorresti. Poi pensi che non importa, che la mamma sei tu, e che quello conta.
Ma in queste giornate, quando devi di nuovo, come sempre, discutere le tue scelte educative con chi non le condivide, ci sono parole che non vorresti sentire.
Perchè hai capito che a te dello sprono non te ne frega niente.
 Perchè tu lo sia dove stai andando, e perchè, e come.
Ed è una scelta, consapevole e convinta, non una fatalità.
E non vuoi persone che ti dicano che non fai bene,e perchè, e quanto. Non persone che ti dicano che sei tutto ciò che loro proprio non concepiscono e non vorrebbero. Soprattutto se sono le persone da cui arriva il tuo sangue. Soprattutto se sono quelle che non dovrebbero mai dire certe cose.
Ed è in giornate così, che ti ritrovi in piedi, controvento, con le lacrime agli occhi, e semplicemente tu SAI che madre essere, e farai ogni cosa per rispettarlo, perchè i tuoi figli abbiano tutto l'appoggio che serve per volare sicuri e forti, liberi di essere tutto ciò che vorranno.

( e lo so che questa canzone l'ho già postata, ma per questo post è semplicemente perfetta)
Che di musica non ce n'è mai abbastanza.
Nè di parole scritte, che ti rapiscono per liberarsi in posti e climi e aria che non sapevi, e che non avresti conosciuto mai se non.
E di film, divorati dal divano da sola la notte, con la finestra aperta in estate o una coperta addosso in inverno. Con le lacrime o le risate, a immaginare, e toccare, e sentire.
Evasione. Ossigeno. Sangue nuovo. 
E la musica... la musica. La risposta ad un bisogno in formato tascabile. C'è sempre quella giusta, sempre. 
E non ne hai mai abbastanza.


26 giugno 2013

ZEROTHINKING

Ho tempi stretti, tanto da dover inserire in una to do list la pipì, così che io sia sicura di avere la possibilità di farla perchè sono nel luogo giusto al momento giusto.
E pensieri densi, da non riuscire a passarci attraverso. così che io preferisca sempre di non pensare affatto, e svegliarmi nel cuore della notte col cuore in gola, la testa offuscata e la nausea perchè la notte non so tenermi fuori dalla nebbia.
Resto qui, attaccata unghie e denti a quello che amo e so fare, contro tutto e tutti, contro logiche e dinamiche, contro un mondo che non mi ha dato il cognome giusto, che mi ha tolto la persona utile, che mi risucchia e consuma energia e passione senza darmi nulla in cambio.
Osservo eventi contrari arrivarmi addosso e tento di restare in piedi, senza chiedere a me stessa di cercare risposte che forse non esistono nemmeno.
Rosicchio momenti da madre, sempre troppo pochi, sempre inquinati da malumori, stanchezze e cosa da fare. Sempre non abbastanza.
Soccombo all'assenza di un tempo per me, sia una corsa controvento dove lasciare andare i pensieri annidiati, o cinque minuti di sole forte a scioglierti fino all'ultima goccia, o un film, o un libro, o solo quel momento necessario a far uscire fino all'ultimo cm cubo di aria per avere al sensazione di essere più leggera di quei famosi 21 grammi.
Passo in rassegna la mia lista di doveri, attribuiti e autoinflitti, senza essere mai in pari.
I miei goffi tentativi di eclissarmi hanno conseguenza apparentemente mai favorevoli.
Chiedo troppo, a me stessa, a chi ho intorno, alla mia vita, ai miei figli probabilmente.
Non so curarmi in questo momento.
Vorrei piuttosto qualcuno che curasse me ma, come mi fu detto tempo fa, non faccio capire che ho bisogno di aiuto, deve essere questo il motivo per cui raramente mi si offrono punti di appoggio che quasi sempre mi vengono chiesti.
Non so, sono in questa fase di zerothinking, hold on please.



PS ecco, io i tutorial, i posts di DIY, ora lo sapete perchè, ma io quelli proprio no.


24 giugno 2013

Needings

Ci sono bisogni.


La prima cena in giardino con amici e bambini che riempiono l'aria di confusione il giorno in cui eri stanca e nervosa.
E il silenzio dopo, che si mischia all'odore di bagnato del prato appena annaffiato e ti entra nelle narici e riempie occhi e cuore.
I dieci minuti rubati con un libro tra le mani sotto il sole caldo, sull'amaca appena montata, in mezzo ai gelsomini.
Le risate a crepapelle dei bambini sulla stessa amaca, rubate di nascosto dietro a un vetro. 


Un bicchiere di coca cola freddo, una fettina di limone, il cielo scuro, l'aria finalmente fresca, e le chiacchiere sugli scalini con la vicina di casa matta che non sapresti farne a meno.


L'aria tiepida del tramonto, con la musica alta, e l'idea che qualunque cosa vorrai tu potrai ottenerla.


Il progetto di una fuga, dell'amore fatto con l'aria che soffia dalle finestre aperte mentre fuori il mondo dorme.  
L'idea della tua piccola principessa in gonnellino che solca una pista di ghiaccio leggera, e conquisterà il mondo.


L'espressione divertita di quel piccolo uomo che ti racconta di come si è lasciato incantare dalla magia di Roma in estate.
Ci sono bisogni che forse non sai. E poi ci sono momenti in cui capisci che erano li, e tu non aspettavi altro che fossero esauditi.





3 giugno 2013

SHE




Lei ha due occhi grandi, curiosi di vita e di mondo. Ride, da che non aveva nemmeno due giorni. La osservo, spesso. Amo il modo sicuro in cui si muove nel mondo. Sembra volerlo consumare, veloce, impaziente. Che le cose da fare non sono mai abbastanza. Con quell'entusiasmo contagioso che tutti la amano dopo cinque minuti. L'aria furba e birbante se con la coda dell'occhio ti vede, che la osservi. Quell'aria di chi sa il fatto suo.
Lei che è anche così piccola, una mini donnina. Che scimmiotta le donne vere che ha intorno. Che ha sogni di principesse e vestiti con cui fare la ruota.
Lei che le coccole non sono mai abbastanza, che i "ti voglio bene fino all'infinito e dentro ai buchi neri e tutti gli altri mondi"per fare a gara a chi vuole più bene a chi. Lei che nella notte scivola nel mio letto, mi prende la mano e non la molla fino alla mattina dopo.
Ha solo 5 anni, da una settimana. E forza e coraggio. Forse troppi, da nascondere quell'ombra che solo uno sguardo attento coglie . Perchè è come un lampo, che passa veloce ogni tanto, da qualche giorno.
E lei è una parca di parole, e ha tutto un modo suo di lasciar filtrare le emozioni.
Ci ho messo un pò, allora. A capire che la mia bambina era spaventata. Che qualcuno l'aveva tradita. Che voleva aiuto ma non sapeva chiederlo.
Manine piccole che cercano goffe. Sguardi grandi che chiedono risposte.
Che a cinque anni non puoi sapere da sola che alcune cose non devi ascoltarle, che nessuno ti farà del male se corri dalla mamma.  Che il mondo non finisce in una stanza buia dove altri bambini ti dicono cose brutte. Che da quelle cose brutte la mamma ti può proteggere, e che nessuno si arrabbierà.
Che può capitare che una maestra non veda tutto. Che può succedere che un adulto ti deluda.
Ma piano piano le cose torneranno a posto. Perchè la mamma non ti molla, e ti custodisce sempre, senza abbassare la guardia mai.


30 maggio 2013

In un hashtag: #mammacheblog (v. 2013)

Che sono due anni che volevo andarci, da quando è nata l'idea del blog. Perché essere parte di qualcosa ti fa sentire bene.
Energia pura. Di quella dirompente che molte teste insieme possono creare. Sbarazzina, come il biglietto "se mi abbracci mi piace" sul braccio di mammafelice. Sofisticata come l'abitudine di ritoccarsi il rossetto di Spora. Coraggiosa come Federica Lisi e la sua incredibile sfidadimamma. Pioniera e ambiziosa come il continuo lavoro di Dianora Bardi. Fantasiosa e creativa, come l'improvvisato angolo del crochet. Colorata come l'evergreen Jolanda Restano. Sognante come la maggior parte degli sguardi presenti, quelli di donne che guardano oltre, per se stesse e per i propri figli. Con quella carica che solo una madre sa, perché la proiezione continua oltre noi stesse sa darci energie insospettate e condurci su strade sempre nuove. Empatia, quella che quasi ogni giorno ho potuto scoprire con alcune di quelle splendide donne. Concreta in quelle quattro mura, negli abbracci, nelle strane affermazioni su inaspettati aspetti, nelle espressioni stupite di chi si scopre per la prima volta eppure si conosce già. Amiche, sorelle.
Sorrisi, sguardi, calore. Colori sgargianti, ironia, dolcezza, timidezza, spigliatezza, silenzi. Parole a fiumi come con l'amica del liceo la sera sulla panchina fino a tardi.
Vite intrecciate in ritmi, pensieri, battiti, emozioni.
Un mondo. Concreto. Reale. Oltre lo schermo.
Ecco, tutto questo e molto più, il mio mammacheblog.

Ed ecco gli abbracci che hanno scaldato il mio cuore nel freddo di Milano:
Volevo chiamarle frida
La creativa e la scienziata
Bellezza rara
Parola di laura
Emma e Luca
Luciebasta
Chiaradinome
Le funky mamas
Patasgnaffi
Centopercentomamma
Una mamma snob
The yummy mum
La via dei colori
Alice 555
Biologicando
Il mercatino dei piccoli
Un chilo di costanza
Il cesto dei tesori
Ognuno ha il suo motivo
Tra rock e ninna nanne
Guarda che è normale
la margherita e il lappio
La bella Elena venuta dalla fredda Monaco

E millemila sguardi incrociati, mani strette, e abbracci e baci a profusione.

Cià

22 maggio 2013

PRIORITA' e DIRITTI








da myblogpensierieparole.blogspot.com




Priorità è il sorriso del tuo bambino.
Priorità è il suo benessere, la sua serenità, la sua possibilità di vivere il suo mondo e la sua vita al 100%.
Priorità è che tutto ciò gli sia possibile.
SEMPRE.
NONOSTANTE TUTTO.
CONTRO CHIUNQUE.

Diritto è ciò che spetta ad un individuo, bambino o adulto.
Ciò che garantisce che ogni bambino sia uguale agli altri.
Ciò che deve costituire una Priorità
per un genitore
per una scuola

(Esiste una dichiarazionedei diritti del fanciullo che ha solo 54 anni ma forse non sempre è ben conosciuta...)

Ogni bambino nella sua interezza e nella sua originalità ha pari diritti, e la società deve garantirgli che essi siano rispettati.
E' dovere di un buon genitore accertarsi che ciò avvenga e lottare per questo.

Non di un genitore ansioso, rompiscatole, preciso, esigente
di qualunque genitore, di qualunque bambino.
Chiedere che si arrivi a compromessi bonari su questioni di diritto è fuori luogo, è illegale,
è SCANDALOSO.

Questo è ciò che credo, nero su bianco.

Questo è ciò che mi ha mosso nella mia "lotta" per i diritti di mio figlio.

Che sono il diritto a vivere un campo scuola adeguato a lui, in cui lui abbia pari opportunità e pari trattamento degli altri bambini.
A cui lui ha il diritto di non rinunciare.
Che, insisto, sono pari ai diritti degli altri bambini, qualunque siano le loro condizioni di salute, o sociali, o familiari.
Tanto più perchè mio figlio frequenta una scuola pubblica.
Una scuola pubblica che ha il DOVERE di rispettare equamente i DIRITTI di tutti i bambini.
Mio figlio è celiaco, una patologia che colpisce un individuo su 100, diffusa quindi ma ahimè non così ben conosciuta. Molte leggende. Molte informazioni sbagliate e approssimative.
Non starò qui a farvi una lezione di autoimmunità e celiachia, nonostante io sia un biologo patologo clinico, dottorato in Endocrinologia e Medicina Molecolare, che fa ricerca da 13 anni nella facoltà di Medicina di una delle più note Università di Roma, Università nella quale sono docente. Non è per tirarmela, è solo per chiarire che so di cosa parlo non perchè sono una madre informata, ma perchè ho studiato, e perchè sapere queste cose fa un pò parte del mio lavoro. Ho un livello di preparazione più alto della media.
E non vado in giro a sbandierarlo, e credo quasi nessuno a scuola di mio figlio sappia queste cose, ma forse invece sarebbe stato meglio sottolinearle.
Ora, esiste una legge che garantisce ad un bambino celiaco di avere un pasto adeguato e certificato nella mensa scolastica. E la mensa scolastica viene controllata scrupolosamente dal comune, e ci sono molte carte da consegnare.
La mia assurda idea era quella che in un'attività come una gita scolastica la scuola si sarebbe preoccupata di garantire lo stesso trattamento, come d'altronde dice la legge.

E INVECE.

A pochi giorni dalla partenza mi rendo conto che è previsto un pasto in pizzeria. Quando chiedo se è una pizzeria attrezzata con due forni c'è una caduta collettiva dalle nuvole "che io mica le so tutte queste cose...senta, faccia una cosa, perchè non chiama lei?"
E così io chiamo.
Nell'ordine:
l'agenzia
il ristorante
l'albergo
tutti disponibili, a fare attenzione nonostante non fossero legalmente certificati a cucinare per celiaci.
La trovo una soluzione poco professionale ma mi fido.
Ancora non so nulla della pizzeria.
E' Lunedì sera e la gita è mercoledì mattina.
Martedì mattina vado a scuola, alle 12 mi mettono in mano il nome della pizzeria: PIZZERIA Napoletana, non prevista pizza gluten free, non certificata.
Mio figlio lì non può andare. Mi innervosisco, lo ammetto.
Parlo con un tipo del Consiglio di Istituto, che dice di essere delle cose e si da un gran tono, ma poi, io che sono delle cose ma non lo dico, lo sento dire molte inesattezze e superficialità, e non sono poi tanto convinta che lui sappia occuparsi del problema. Preferirei proprio parlare con la preside che sicuramente risolverà la cosa. così aspetto e aspetto un'intera mattinata e alla fine la preside arriva.
Le parlo. Sembra indignata, come è possibile? chiamiamo!
Chiama. parla al tel con l'agenzia, esige certificati, minaccia di non mandare nessun bambino, parla di azioni legali. Boh. Forse non lo sa che i certificati sono forniti a strutture preparate, attrezzate in un certo modo, con personale che ha fatto dei corsi...non si possono rimediare. Provo a intervenire e a dire che vabbè, albergo e ristorante fidiamoci, facciamo partire i bambini, però ecco, la pizzeria...non si può trovare una pizzeria attrezzata per il gluten free? Parlo anche io con l'agente, si indispettisce che io gli suggerisca di cercare strutture diverse, mi insulta, mi suggerisce di tenermi mio figlio a casa. Cerco di stare calma. Ripasso il tel alla preside che dice all'agente di trovare questa pizzeria, e basta, sennò la gita non si fa.
Lei è soddisfatta, vedrai che la trova.
Il tipo del CI tronfio e soddisfatto dice che chiamerà lui nel pomeriggio, tranquilli. Poi farà sapere.
Vado via, è ora di uscita, prendo Edo.
-Mamma che ci facevi a scuola?
-Dovevo sistemare delle cose amore. Guarda, mamma e papà hanno fatto tutto il possibile, e anche la maestra, si sono tanto impegnati ma purtroppo in gita in alcuni posti tu mangerai delle cose diverse dagli altri. Mi dispiace ma è andata così, la prossima volta andrà meglio, ma l'importante è che ti diverti,vero? che dici?
-Vabbè mamma, tanto poi la maestra ci ha detto che mangiamo la VERA pizza napoletana!!!
-Mmmm...ecco Edo....forse la pizza tu non la mangerai...
Tragedia. Pianto. In perfetto stile Mario Merola lui esprime il suo disappunto.
Lo consolo, ci provo...ma per me è difficile rispondere alle sue domande :Ma perchè non vanno su internet e trovano una pizzeria che va bene pure per me? Allora io non ci vado, basta!
mamma non lo so se questo dispiacere mi passa, io in gita non ci vado!
Il pomeriggio prosegue, e alle 16.15, quando ho preso anche la nana minore scoppia la bomba.
Telefonate dalla maestra, da altre mamme, dal tipo del consiglio di Istututo: la gita è stata annullata, domani non si parte. Pa.re che l'agenzia dopo tante rotture di scatole abbia detto che la responsabilità per quel bambino non se la prende che poi s egli succede qualcosa la madre fa un macello
Al tel becco gli insulti del tipo del CI "Hai voluto parlare con la preside ed ecco il risultato, brava. se tu fossi stata intelligente avresti lasciato fare me" (il supereroe...)
La maestra mi intima di andare a scuola immediatamente a prendermi la responsabilità di quello che ho fatto, che siccome Edo non voleva venire non ho fatto partire nessuno (ma dice davvero???? non ci posso credere)
"Ci sono bambini in lacrime disperati perchè qui hanno detto che per colpa di un bambino di 2a con le intolleranze alimentari la gita non si fa" mi dice un'amica al tel..."ma che è Edo?"
Sono allibita.
mollo i nani alla suocera e volo a scuola.
Pubblica gogna. Colpa mia. Ho fatto annullare la gita.
Spiego come sono andate le cose. Le maestre sono senza parole, non sapevano nulla.
Alcune mamme capiscono, mi manifestano il loro appoggio nonostante il dispiacere per i bambini. Sono indignate di una tale carenza della scuola.
Altre no.
Io ho sbagliato. Mio figlio deve abituarsi ad essere discriminato, la sua vita sarà così, sbaglio a cercare di proteggerlo. Sono una madre ansiosa. Il problema è mio. Non dovevo mandarlo. Lui non è come gli altri bambini bisogna che lo capisca, inutile cercare di fargli fare le cose come gli altri.
Il tipo del CI continua a raccontare di come io ho fatto saltare la gita...lui è lì perchè ha dovuto spiegare ai bambini cosa era successo...
La preside non c'è. La responsabile delle gite neanche.

Da qui partono 48 ore di linciaggio pubblico.
La mattina dopo a scuola Edo è stato inseguito da alcuni bambini che volevano fotografarlo (e a suo dire lo hanno fatto) perché è celiaco.
Nel XXI secolo.
In una scuola di Roma.
Il pomeriggio stesso io e il papà abbiamo subito il processo pubblico da parte dei genitori della classe, della maestra e del tipo del CI. Nel parcheggio della scuola perché la preside aveva interdetto le maestre dal fare qualsivoglia riunione dentro le mura scolastiche.
Ho tentato di spiegare a madri arrabbiate cosa fosse successo. Con le continue interferenze accusatorie del tipo , e anche della maestra. Perché io sono stata egoista. Perché io sono stata capricciosa. Perché io quando ho compreso che la gita non era adatta a Edo dovevo decidere di non mandarlo e permettere a tutti gli altri di andare.
Ho tentato e forse alla fine, dopo altri 5 giorni, molte mamme hanno capito.
Li io e il mio'ex abbiamo capito che la priorità era di farli partire, che nel frattempo la gita di tutte le altre classi era stata riautorizzata e posticipata. Così abbiamo aiutato tutti i genitori a scrivere alla preside, che non c'era, e accettato il compromesso assurdo che io andassi in gita per vigilare e garantire la salute di Edo.
Mi sono sentita costretta all'angolo, obbligata a scegliere ciò che non ritenevo giusto: obbligare lui ad un accompagnamento del tutto fuori luogo, lasciare la nana minore nei giorni del suo compleanno e dei suoi saggi di musica e ginnastica.
Ho detestato ogni aspetto di questa folle situazione.
E comunque non ero serena nel portare Edo in posti che non erano adatto a lui. Avrei dovuto prenderlo ad ogni pasto e portarlo altrove...insomma, era una soluzione che non mi andava granchè giù.
La gita viene autorizzata, la stessa gita. Tutti soddisfatti che il gruppo ha vinto questa battaglia. Bisogna stare uniti. Non si rendono conto che non è un gruppo se non tutti sono rispettati, ma decido che non è più un concetto che credo possano capire.
Rifletto a lungo. Rifletto con il papà, e la nostra unione in questa situazione ed i nostri rapporti ben più che amichevoli sono stati una vera benedizione, e con enorme sofferenza decidiamo che Edo non sarebbe potuto partire e che lo avremmo detto solo all'ultimo.
La sera di giovedì mi chiama la maestra, soddisfatta. Le dico che Edo non partirà, mi prega di andare il giorno dopo a scuola, la gita è diversa.
Andiamo, tra freddi saluti e chiacchiere di fondo, non firmiamo la liberatoria e andiamo dalla maestra.
Si presenta con la nuova autorizzazione in cui è miracolosamente comparsa la clausola che dice che la scuola è responsabile di garantire che siano rispettate tutte le norme vigenti per il trattamento alimentare di situazioni particolari, etc etc.
Io non sono troppo convinta ma firmiamo. Spiego alla maestra a cosa e come stare attenta, lei mi dice che io devo superare il mio problema con la celiachia e che sono una rompipalle...
Non ci fornisce nessun nome ne di albergo ne di locali vari, la preside lo ha vietato.

Lunedì mattina Edo è partito.
Da ciò che so nessuna struttura era certificata.

I risvolti grotteschi della vicenda non sono finiti e non ultimo c'è l'articolo che la preside ha scritto come giornalista sull'huffington post, descrivendo una versione dei fatti ben diversa, e dopo essere sparita dalla scuola e non aver fornito la benchè minima spiegazione a genitori o alunni.

Lascio a voi ogni riflessione, io sono esausta.

Io è il papà di Edo abbiamo deciso di non fermarci, perché queste cose non succedano ancora e scriveremo a chi di dovere.
Vi farò sapere.

È un post di sfogo, di doveroso diritto di cronaca.

























3 maggio 2013

Quando meno te l'aspetti

Accadono cose. Accadono in un pomeriggio come tanti, quando non te l'aspetti.
Che la vita a volte ti travolge, tu sei in un turbine e non hai sempre tempo di pensare ma solo di andare. Ed é andando che ti accorgi di non essere felice, che la vita che hai costruito non é quella che volevi,che l'uomo che hai accanto non é come lo avevi immaginato. E inizi una lotta prima contro le cose, poi contro di te, poi contro di lui. Il vaso si rompe, i pezzi non si aggiustano, un passo dietro l'altro, rapida, ti ritrovi sola, libera. C'è ancora tanta strada e tante battaglie da fare, e ci provi a dare il meglio di te, ancora. E la paghi cara ma lotti perché ci sono i bambini da tenere al sicuro, perché i toni si smorzino, perché tutto sia civile e dignitoso, perché nulla di irrecuperabile venga detto o soprattutto fatto. Perché un giorno si possa ricostruire e recuperare, un modo nuovo ma civile e sereno per loro.
E lui é immutabile, non ha voluto tentare, non ha mai voluto cambiare, non ha mai chiesto una seconda possibilità, non. Mai.

La vita va avanti, con i suoi percorsi, le sorprese, momenti oscuri e momenti luminosi. Non si ha sempre la possibilità di mettere le cose in fila, dopo. Perché ti trovi a rifarlo da sola. Ipotizzi. Fai illazioni su quella parte che non é tua. Che non sai.
Ed è come se poi un pezzo mancasse, é una verità che accetti ma nel profondo ti chiedi se sia proprio quella la versione vera o se invece, chissà.

Arriva un pomeriggio, come tanti. Buoni rapporti che ti fanno crescere i bambini insieme, nonostante tutto. Prendersi cura di loro prima di tutto. Incontrare una psicologa e scoprire un po' il fianco per loro.
E qualcosa succede. Una breccia si apre. Quella rifiutata e sigillata con cura nella tempesta.
" sei la donna più importante della mia vita e mi dispiace ma io non ho voluto provarci. Si era aperto uno spiraglio e io ho colto l'occasione per scappare, non ne potevo più "

Parole nette, reali. Suoni. LA spiegazione. L'altra metà dei fatti. Il tassello mancante, così, per caso.
Che scuote la polvere.
Che hai difeso te stessa dal senso di colpa perché ci hai provato fino all'ultimo.
Che hai sostenuto le accuse di tuo figlio perché con un muro non puoi lottare.
Che hai avuto ragione.
E che ora che lo sai, ora si che é finita.

17 aprile 2013

IO VOGLIO RESTARE

Ci siamo arrivati. Anzi, ci siete arrivati. Ora. Al punto in cui "questo paese è impossibile, bisogna andarsene".
Benvenuti.
Io in questo mood ci navigo da anni. Da quando ho capito che la scienza e la ricerca sono il mio lavoro. Non è che solo mi piacciono, è che io faccio fatica ad immaginare di fare altro.
E questo qui non è un paese per la scienza. Fare ricerca di base nel settore medico poi, all'Università e senza santi in paradiso equivale al suicidio. Non voglio star qui a tediarvi con gli scenari a cui assisto quotidianamente, alcuni li ho descritti già, ma sappiate che è davvero difficile. Si tratta di RESISTERE, in primis. Di avere fortuna e poi ah si, forse di essere anche bravi.
fatto sta che lo spettro dell'emigrazione ti si attacca addosso fin dal secondo giorno di laboratorio, e non ti molla più.
Prima perchè DEVI fare un'esperienza all'estero, perchè DEVI vedere come è la realtà, DEVI misurarti con un vero laboratorio, con dei veri ritmi di lavoro, con la vera ricerca.
E già qui la vena polemica potrebbe iniziare ad impennarsi un tantino, perchè in questo continuo modo di denigrare tutto quello che abbiamo sotto il naso c'è un pò anche il male. Si fa parte del gioco, quello in cui li italiani sono scansafatiche, lavorano male, sono menefreghisti, non si dedicano etc etc.
Ecco, IO NO.
E non sono sola eh, UN SACCO DI GENTE NO.
la verità è anche che chi invece resta qui si fa il culo doppio, con la metà della metà delle possibilità, con la metà della metà della metà della metà dei soldi, dei riconoscimenti, del supporto, degli stimoli, degli imput.
Impari l'arte di arrangiarti, E sapete? la povertà aguzza l'ingegno, è vero, è sacrosanto.
Oggi il paese va a rotoli. Paradossalmente noi che facciamo questo lavoro siamo più preparati di voi, è da un pezzo che navighiamo nella cacca, nell'assenza di soldi, nel lavoro gratis, nella precarietà, nel downshifting.
Oggi partono tutti.
Ed è lecito perchè io lo capisco, e mi sono interrogata sull'ipotesi di partire anche io fino a poco tempo fa.
Perchè la pressione che subisco è a volte insostenibile. Perchè vivere in questo paese è enormemente difficile. Perchè i miei figli potrebbero apprendere uno stile di vita che a me non piace. Perchè io potrei non farcela, nonostante tutto. Perchè vuoi mettere? Il lavoro che ti piace, fatto bene. I soldi. Le scuole per i bambini. L'assenza di burocrazia. L'efficienza. poi puoi tornare un week end ogni tanto e fare il turista, e così l'Italia è molto meglio.
Poi però ho capito una cosa, che IO VOGLIO RESTARE.
Perchè non sarebbe una partenza, sarebbe un esilio.
Perchè lascerei cose a cui io do valore, ed è un valore che non è inferiore alla vivibilità o al benessere economico. E sono arrabbiata, all'idea di dover scegliere in cosa devo stare male, perchè il bene pieno non posso averlo, nonostante io non mi sia mai tirata indietro.
Ma ho capito che non è una lotta gli uni contro gli latri. Che non devi andare via per forza e poi guardare l'Italia dall'alto in basso perchè forse cerchi così disperatamente il tuo alibi per aver fatto la scelta giusta, perchè poi nel tuo cuore ti manca la tua vita in Italia. Che non devi restare per forza. Che non è il lavoro una scelta più nobile della famiglia. Che non è lo stipendio una scelta più valida degli amici. Che non è la scuola pubblica e funzionante una scelta più giusta del calore umano. Che non è la vita senza traffico una scelta più valida del clima di Roma, della passeggiata in centro, delle mille possibilità culturali.
La vita è una e ognuno di noi dovrebbe avere il diritto di viverla nel modo che ritiene più giusto, con lo spirito che lo fa sentire meglio. Ogni giorno. In ogni piccola cosa. Con ogni persona.
perchè poi alla fine la società è fatta di persone. E faccio fatica a spiegare alcune cose a mio figlio, di questa sconcertante indolenza che regna in questo paese spesso e che ci porta sull'orlo della distruzione. Ma credo che oggi per lui contino di più altre cose. Credo che oggi lui si guardi intorno e respiri l'aria e il calore di chi ha intorno. Credo che anche per me sia così. Quando torno a casa dopo un viaggio e penso che Roma mia, quanto sei bella. Quando faccio due passi e mi perdo per le strade del centro, con il sole tiepido del pomeriggio romano. E tanti tanti altri motivi.
E non metto la testa sotto la sabbia. Combatto. Forse con l'illusione che avevo a 17 anni, quando picchettavo i cancelli di scuola perchè protestavo. Forse perchè sono una sognatrice. forse perchè amo le sfide e se non è difficile non mi piace.
Forse perchè io la torta la voglio tutta. E voglio fare questo lavoro, e gioire dei miei risultati in un seminterrato del policlinico di Roma. E voglio mettermi i sandali ad aprile. E voglio perdermi per Trastevere. E il giorno dopo andare al mare. E voglio andare a vedere la pietà di Michelangelo quando mi pare. E scegliere un teatro o un cinema tra millemila. E vedere i miei figli che ridono con i loro nonni e la loro complicità. E fare i complimeti ad una maestra ceh ci mette l'anima e che sta crescendo mio figlio con me, nel miglior modo possibile. Perchè voglio pensare che io posso crescere i miei figli ad essere migliori, ed esserlo io.
Perchè resto qui, ma resto non per essere parte di quella massa informe che fa così ribrezzo a tutti, ma per combatterla.
perchè resto qui perchè qui sono scomoda, ed è di persone scomode che questo paese ha bisogno.
Non me ne voglia chiunque abbia fatto una scelta diversa, semplicemente, a ciascuno la sua, con i leciti dubbi e momenti di sconforto, che a fare muro contro muro ci si perde soltanto.
Cheers


e questa ci sta tutta :)



9 aprile 2013

and just forget the world

Due mesi senza una parola nel mio spazio salvo, questo.
Due mesi. 60 giorni. Densi. Vuoti. Di pioggia, e freddo, e ombra. Di pensieri di catrame. Di goffi tentativi di leggerezza. Di nuvole. Di silenzi cercati,  e di parole non volute. Di isole e derive. Di assenze. Di presenze rare, scomode, inutili. Di confronti non voluti. Di opinioni non richieste. Di scavare e nascondersi. Di quel violento riproporsi di quello che non volevi, che non l'hai chiesto e che vaffanculo.
Di strada, sempre. Scura. Nascosta. Buia. Tortuosa. Isolata. Umida. Che ti si appiccica ai vestiti. Che non si capisce più dove, e come, nè verso cosa.
Che non lo sai cosa c'è, dopo. Che l'apparenza inganna. Che zitti tutti, io scendo.



forse dovrei fare yoga

4 febbraio 2013

Cicli

Ci sono stati momenti in cui ho creduto di avere tutto. Di essere a posto. Poi ho smontato ogni pezzetto perché mi sono accorta che era tutto finto, e non così adatto a me. Ho ricostruito. Con fatica, perché le cose fatte con fatica poi ti danno più soddisfazione, dicono. Poi ce ne sono altre in cui sembra che il ritorno non arriva mai. Fatichi e basta. Pensavi di essere su una strada, e questo ti faceva sentire nel posto giusto. Prima o poi saresti arrivata. Ma poi la strada te l'hanno cancellata sotto al naso.
E ora.
Persa.
Un nuovo ciclo. In cui il grigio sembra più buio. Che la luce non sempre basta. Che non sei nel posto giusto perché davanti non c'è nulla. Che non sai cosa puoi realmente fare. Che chissà se tanta fatica avrà mai un senso.
Che in fondo vorresti solo stare li, ferma.
E aspettare un altro ciclo. Quello in cui al tuo posto ti ci fanno stare.

31 gennaio 2013

Liberiamo una ricetta: la pizza di scarola della nonna (napoletana)



Questa è un'iniziativa favolosa. Non la conoscete? Conoscevatela! QUI
E quindi io partecipo.
E siccome sono donna onesta e sincera confesso subito che No, Io la ricetta non la sto cucinando per davvero. No dico, mi conoscete, no? ecco io non ce l'ho fatta con i tempi, e poi sto  adieta (ahimè) e non mi voglio così male da preparare uno dei mie piatti preferiti solo per starlo a guardare...
ma ve lo dico come se che ogni due poer tre io me la preparo, seguendo la ricetta della mia nonnina, che poi è passata alla mammina e di cui faccio fiero sfoggio.
Pronti?
VIA!

PIZZA DI SCAROLA (x un pò di persone, a seconda della fame 4-6 ;))
(quella vera, alla napoletana, buona come il pane)

FASE 1: la pasta
Ingredienti: 300 g farina 00
acqua tiepida
2 cucchiai di olio

Disporre la farina a fontanella e mettere al centro una tazza di acqua tiepida, l'olio e il sale. Amalgamare il tutto fino ad ottenere una pasta di una consistenza morbida e malleabile ma non appiccicosa (tipo la pasta della pizza). Regolare aggiunte di farina e acqua  fino ad ottenere la giusta consistenza.
Dividere la pasta in due panetti.
In una teglia tonda di ca 30 cm unta con olio (o con carta da forno) di diametro stendere un panetto in un disco di pasta non troppo alto e punzecchiare con una forchetta.
Stendere il secondo apnetto su carat da forno, in un disco con dimensioni leggermente maggiori del primo.
lasciare riposare.

FASE 2 : la scarola
Ingredienti: scarola 1 cespo
indivia 1 cespo
o scarola 2 cespi
acciughe 6
capperi una manciata
olive nere 10
olive verdi 10
pinoli una manciata
uva sultanina una manciata
(aglio 1 spicchio)
Vi consiglio 1 cespo di scarola ed 1 di indivia che insieme sono ottime.
A scelta potete scottarle prima in acqua bollente salata o lasciarle appassire direttamente in pentola.

In una padella antiaderente grande mettete :
olio, acciughe, olive verdi, olive nere, uvetta, capperi, pinoli. (A discrezione uno spicchio di aglio, vi consiglio vestito così da non risultare troppo forte.) Lasciate soffriggere un pò (e togliete l'aglio).
Aggiungete la scarola e l'indivia strizzate e tagliate.

Fate insaporire per 10-15 minuti O lasciate cuocere e aspettate che siano ben asciutte.
Lasciate raffreddare e controllate che non ci sia troppa acqua.

Mettete la verdura nella teglia dove avevate steso la pasta, distribuite sul fondo e coprite col secondo disco di pasta. Sigillate con le dita, bucherellate con una forchetta e infornate!

180°C per un tempo di 20-40 minuti a seconda che abbiate il forno elettrico o a gas:

Lasciate raffreddare e





Siccome sono magnanima vi posto una foto presa dal web, per darvi un'idea...

pulcinella.291.forumfree.it


Fatemi sapere!!!!!!

PS nonchè NB : dato il mio smodato amore per questo piatto io ormai "vado a occhio" (e anche un pò a braccio)... quindi fate vobis, se la pasta vi sembra poca...fatene di più ;)))))


e non dimenticate: la musica!!!!!!!! Prima, durante e dopo ;))









28 gennaio 2013

CHI FA LA SPIA

non è figlio di Maria
non è figlio di Gesù
quando muore va laggiù
va laggiù da quell'ometto
che si chiama diavoletto..
la conoscete? la cantavamo sempre da piccoli.
Perchè
perchè la spia non si fa.
non si fa?
non lo so.
Ero una bambina. E ci vuole solidarietà tra bambini. E la spia non si fa.
non si fa se tuo fratello ha rubato una caramella.
non si fa se alla tua amichetta si è rotta una matita.
MA
sono una mamma.
A soli sette anni immagini che il desiderio di primeggiare di un bambino possa portarlo ad agire fuori dalle righe?
lo conosci. E' un bambino tranquillo...forse. educato...abbastanza.
"mamma, oggi è venuto il papà di L a parlare con la maestra! perchè X e Y lo portavano vicino all'armadio, glielo facevano baciare e poi se lui si muoveva sbatteva la testa!" "...come? e lui?" "Eh mamma, lo costringevano!" "E lo avete detto alla maestra?" "No mamma..."
Allora non fare la spia è omertà.
Che invece devi insegnare che fare la spia vuol dire essere forti. E coraggiosi.
che è un punto di forza, perchè puoi aiutare chi è più debole.
Che se non puoi fare qualcosa tu chiamerai qualcuno che lo farà.
E ti accorgi che stai insegnando a tuo figlio a prendere posizioni coraggiose e scomode.
E lo guardi che sta lì, nei suoi piccoli 7 anni, ma non tanto piccoli.
Che già c'è da decidere da che parte stare, separare il giusto e lo sbagliato.
E stabilire che fare la spia è giusto.

tumblr



24 gennaio 2013

me, on the side

photo credit: <a href="http://www.flickr.com/photos/aldoaldoz/5633823568/">aldoaldoz</a> via <a href="http://photopin.com">photopin</a> <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/">cc</a>



On the side: A parte.
Che sta da solo, che non si inserisce in categorie.
Non è omologato.
Non è omologabile.
IO.
Mia madre ha passato una vita a sminuire ogni mio desiderio di omologazione esaltando di continuo l'originalità a tutti i costi. Il risultato, ovvio, è stato che invece io ho sempre un desiderio irrefrenabile di essere in qualche modo "normale", parte di un qualcosa.
MA
Evidentemente non è contemplato.
Per quanto io mi affanni a cercare categorie e caselle in cui mettermi comoda, inevitabilmente qualche requisito è mancante.
forse mia madre ci aveva visto lungo e ha solo cercato di favorire il mio adattamento al mondo, a parte.
Anni di scout ma lo scoutismo non scorreva nelle mie vene.
Manualità alle stelle ma studi al liceo classico.
Voti da paura ma poi faccio Ingegneria, anzi no biologia.
Faccio la ricercatrice ma poi dopo un pò al bancone mi rompo che io devo lavorare di cervello.
Lavoro di cervello eppure amo le frivolezze da femmina, mi trucco, mi vesto carina e mi metto persino lo smalto...mah. (Se non frequentate i ricercatori non lo sapete ma 9 volte su 10 sono vestiti male e sembra che si siano alzati da dieci minuti, trust me)
Ho un blog perchè io amo scrivere ma non sono una scrittrice, non posso vivere di questo, non saprei cosa inventarmi.
Sono una mamma e ho un blog ma non è un mummy blog, non faccio lavoretti e manicaretti, non sono una influencer.
amo alla follia lo shopping, i vestiti, i prodotti di profumeria. sono aggiornatissima e do consigli a destra e a manca. Ho un blog. Non sono una fashion blogger.
Am(av)o cucinare ma la cena speciale per mio figlio è fatta con la piadina.
Amo fare fotografie ma non ho tempo per fare un corso e uscire e sperimentare.
amo il teatro e la musica classica. vado al cinema a vedere film legeri..ssimi e ai concerti rock.
Amo disegnare e ora posseggo anche una tavoletta grafica ma non disegno più nemmeno mentre chiacchiero al telefono (forse perchè lo faccio nel tragitto casa lavoro, boh)
Mi piace fare le chiacchiere con le altre mamme poi a un certo punto mi chiedo come sia possibile perdere così tanto tempo a parlare di cazzate (ma magari dipende dalle mamme, in effetti)
Sono stata una frequentatrice assidua di palestre e sono parecchio fissata con l'alimentazione sana, poi però a periodi vivo di patatine fritte e cioccolata.
Sono stata una frequentatrice convinta della parrocchia, sono separata, non metto più piede in chiesa da tempo ormai e non sono neanche troppo convinta che farò fare la comunione  a mio figlio.
Sono una scienziata, sono un patologo clinico, eppure di tanto in tanto uso l'omeopatia.

Continuo a cercare affannosamente di aggiungere i pezzi amncanti ma non je la posso fare.
Insomma, sono un paradosso. tutto e il contrario di tutto. Non catalogabile.

dovrò farmene una ragione.

Aiuto.









15 gennaio 2013

qualità e quantità, chimere e alibi



Sono giorni che mi imbatto in post, tweets o conversazioni e battute 1.0 sulla questione annosissima del tempo che si dedica ai propri figli.
Che è importante la qualità, non la quantità.
Che non ci si può dedicare solo ai figli.
Che se si hanno figli non si può pensare a se stesse.
Che un figlio non può essere un limite.
Che ognuno ha diritto di seguire le proprie ambizioni.
Che essere una madre non deve essere un handicap.
Ho letto molto sull'argomento della conciliazione, di quella paradisiaca pratica che permette alle madri lavoratrici di trovare il giusto mezzo per conciliare appunto lavoro e famiglia, e quella è un'altra storia.
Io lavoro. Amo il mio lavoro. E' parte di me, non solo una necessità. Ho esigenze di solitudine marcate e non troppo sporadiche. Ho bisogno dei miei spazi. vado in ebollizione se a un certo unto non riesco a stare 5 minuti da sola.
Io sono figlia di una donna che ha cucito a stretto filo il binomio maternità e sacrificio. Che una volta che hai fatto dei figli non puoi mai più non metterti sempre e comunque in secondo piano, di qualunque cosa stiamo parlando, figuriamoci di quelle cose futili e inutili. al massimo ci potrà essere qualche necessità fisiologica. Una donna che ha cambiato lavoro per conciliare.
L'ho sempre demonizzata. oggi la capisco. ma questo è un altro argomento, dicevo.
Veniamo al resto.
Alle uscite serali con le amiche. Ai viaggi di coppia. All'estetista. Alla palestra. Al telefono. Allo shopping. Alla lettura. Al parrucchiere. Ai massaggi. ai week end con le amiche. Ai the con le amiche.
E aggiungiamolo anche al lavoro.
Ma non per forza.
Ecco o anche qui dico : in medio stat virtus.
perchè il fatto è che dal mio punto di vista i figli sono una parte delle mille cose che fanno la nostra vita, ma ne sono una parte ingombrante, ben più di tante altre.
E' che loro li abbiamo fatti arrivare noi in questo mondo, è che noi dobbiamo prenderci cura di loro. E' che noi siamo il loro mondo. E' che loro devono crescere e lo faranno con noi.
E allora io credo che loro meritino un'abbondante fetta del nostro spazio, e del nostro tempo. Non un ritaglio.
Che io merito dei ritagli di tempo per me, sacrosanto, e non vi azzardate a togliermeli.
Ma loro non meritano i miei ritagli, meritano di più.
Perchè lo voglio anche io di più, onestamente.
Perchè la qualità per me la fa anche la non fretta, la tranquillità, la serenità di non essere incastrati tra spesa e ceretta, o tra un viaggio di lavoro e una lezione in palestra.
Ci vuole equilibrio, non nascondiamoci dietro a un dito.
ci vuole rispetto, di tutte le parti in gioco, bambini compresi.
ci vuole di capire che se li abbiamo messi al mondo qualcosa dobbiamo loro, per quanto diffciile e faticoso sia da capire.
Io nelle mamme del bacio della buonanotte e basta non ci credo.
e badate bene, non credo neanche in quei papà. e' da uno così che mi sono separata.
se hai deciso di avere una famiglia è perchè hai deciso di darle un posto nella tua vita.
un posto che richiederà tempo. Hai il dovere di darglielo.
Ed è stata una tua scelta, sei tu che devi dare le giuste priorità e se c'è da sacrificare, sacrificare.
Ho vissuto anni di solitudine con accanto un uomo fantasma. E' un prezzo che non smetterò mai di pagare, nè io nè i miei figli, perchè quell'uomo sarà sempre il loro padre e non ci sarà mai altro uomo nè per loro nè per me che condividerà al 100% educazione e crescita. E' un prezzo alto. Io quando mi sono separata gli ho detto che probabilmente lui non era fatto per avere una famiglia. Lo penso ancora.
Lavoro. Amo fare shopping. ho bisogno di the, vaffè e cene con le amiche. Di week end ioe  Lui da soli. Di andare in palestra. Di farmi un massaggio e una manicure non troppo di rado.
E non potrei mai rinunciare ai miei spazi nani-free.
MA amo stare con i miei figli, guardarli e basta. Chiacchierare con loro. mangiare pop corn davanti alla tv. Cantare e ballare, e ora anche fare yoga. Giocare a mamma e figli. E farlo spesso e con calma.
E poi pensare che non ne posso più e uscire per i fatti miei e pensare a me.
E ci sono troppe troppissime cose nella mia vita e io non riesco a farcele stare tutte, così ogi rinuncio a una e domani a un'altra. Ed è vero che troppo spesso rinuncio a cose che riguardano me, per pigrizia, per senso di colpa, per abitudine, epr facilità, non so. E non è giusto.
MA non è giusto neanche il contrario.
Il tempo per tutto è una chimera.
Il non tempo per i propri figli a volte è un alibi.


14 gennaio 2013

NON CE LA FACCIO non si può


Lei è in quella fase da bambina odiosa. Risponde male. Ti sorride mentre la riprendi. fa di testa sua. Punta i piedi. dice di NO.
Con Lui lo fa cento volte di più. Lo provoca. Continuamente.
 Lui impazzisce. Si infastidisce. le risponde male.
Alla fine chiamano in causa me, o Lui o lei. Io intervengo.Spesso riprendendo lei. Qualche volta dicendo a Lui di stare più calmo, di non battibeccare.
e' da quest'estate che va avanti così.
Mi ha detto che tutti hanno la mamma e il papà e lei no, e allora è triste.
che lei vuole solo mamma. Disegna cuori in continuazione solo per me. Io al devo lavare. io la devo vestire.
C'è stato un momento in cui si vestiva solo come me e faceva solo quello che facevo io.
Non è facile. cerco di parlarle, tanto e in continuazione. Le spiego. Le faccio domande.
e' un momento delicato. quando io e il papà ci siamo separati lei aveva solo 1 anno. non ah memoria di come era. non ha esperienze. e in più è meno incline al dialogo. La così detta educazione emozionale con lei è al parte più difficile, e quella che mi dà più pensiero, soprattutto s e mi parte la miccia che mi fa pensare che il padre è una specie di anaffettivo cronico e io sono terrorizzata che anche i miei figli lo diventino...ma KEEP CALM AND CARRY ON.
Col papà ne parliamo tanto. lei fa un pò di domande a lui, un pò a me. poi dice che vorrebbe che vivessimo tutti insieme, io, il papà, Lui e i nani. Ma ecco...a questo livello di tranquillità direi che ancora non ci siamo arrivati (anche se domani sera Lui e il mio ex si vanno a prendere una birra...vabbè)
Poi ne parlo con Lui. perchè Lui deve sistemare un pò questa cosa tra lei e Lui.
E ieri sera gli ho detto che certo che deve riprenderla e arrabbiarsi, ma poi punto. Non può diventare sgarbato e antipatico. non può battibeccare. Non può provocarla. Non può tenere il muso per un intera giornata.
mi ha detto Non ce la faccio.
e io gli ho detto che NON SI PUO'.
Che se entri in una famiglia come genitore o come surrogato non puoi non farcela. Devi sempre trovare un modo.
ecco tutto.


11 gennaio 2013

NEVER FORGET


E invece si dimentica. Anche se l'hai vissuto, quello stato di alienazione. Che ti ha fatta ritrovare troppe sere davanti a uno specchio a dire: ma tu dove sei? Che ti ha fatto pensare che non si può così, senza mai un momento per respirare, ferma, solo tu. per ascoltarti. per prenderti cura di te. perchè si, sei una madre e devi prenderti cura dei tuoi cuccioli. ma di te? anche. per forza.
e allora come un piccolo artigiano hai intagliato il tuo tempo e il tuo spazio, ad una misura nuova. adatta a te. ci hai rimesso dentro delle passioni. dei momenti fatti di nulla. qualche coccola. un gesto caldo. qualche amica. un uomo. e sei tornata al mondo, giurando a te stessa che non te ne saresti andata di nuovo.
ma si sa, alcune promesse sono da marinaio. E non ci vuole così tanto, a perdersi. a dimenticarsi di dire di no, ogni tanto. a dimenticarsi della cura.
Ti sei persa di nuovo. lo specchio è sempre lì, le serate anche. hai lasciato scivolare via tante cose, di nuovo.
E lo sai che così non andrai lontano...
che poi chissà perchè rinunciare a se stessa è sempre la via più breve?

(tumblr)

8 gennaio 2013

DUEMILATREDICI. KEEP CALM AND



eccoci qui, immancabilmente il nuovo anno è partito. Nonostante il mio stato umorale simil post partum, tipo sonouncessononfacciopiùnulla escidaquestocorpoeriprenditilatuavita donna, nonostante l'infausto susseguirsi di stati influenzali che hanno colpito alternativamente i nani esattamente allo scadere delle feste comandate, nonostante non abbia nevicato, nonostante il fallimentare shatush che ok i capelli non sono arancioni e io esagero ma sono ramati e io il ramato proprio no. nonostante tutto. Eccoci.
e allora, riflettiamo. che i buoni propositi si sa li faccio quotidianamente e sono sempre gli stessi e poi chissà se davvero tutto quello che vorrei sistemato dipende dai miei buoni propositi o invece.
Io in realtà per questo 2013 ho pensato che vorrei istituire il vaffanculo libero. Cioè quello liberatorio e sincero a persone e situazioni che grazie, no. Che invece non si può ami, perchè tu sei una personcina a modo, perchè hai ossessione di tenere tutte le cose in ordine e al loro posto, perchè non hai tanta voglia di discutere poi e spiegare e sostenere. E invece ah come ci starebbe bene. A quelle persone che comunque ti fanno faticare, sempre. Perchè ti chiedono come stai ma poi smaniano ad ogni risposta che si discosti dal "bene grazie" che in fondo che gliene frega dei cazzi tuoi. A quelle che ce ne hanno sempre una, e ne sono talmenet pieni e offuscati che le tue millemila manco le vedono e tu dovresti comunque e sempre scapicollarti per loro. A quelle che i rapporti sono una formalità ormai. Telefonata perchè si deve, messaggino perchè si deve, saluti perchè si deve. A quelle uscite davvero poco opportune che si meriterebbero solo un "ma che cazzo dici?" come risposte. A quelle che comunque te lo devono per forza dire che dovresti fare così e colà perchè loro e tizio e caio e sempronio.
ecco.
In questi casi u bel vaffa. tanto per rimettere le cose  a posto e i puntini sulle i.
per poi volersi sempre bene, ovvio.
magari con un'attenzione in più.
Buon anno eh



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