31 gennaio 2013

Liberiamo una ricetta: la pizza di scarola della nonna (napoletana)



Questa è un'iniziativa favolosa. Non la conoscete? Conoscevatela! QUI
E quindi io partecipo.
E siccome sono donna onesta e sincera confesso subito che No, Io la ricetta non la sto cucinando per davvero. No dico, mi conoscete, no? ecco io non ce l'ho fatta con i tempi, e poi sto  adieta (ahimè) e non mi voglio così male da preparare uno dei mie piatti preferiti solo per starlo a guardare...
ma ve lo dico come se che ogni due poer tre io me la preparo, seguendo la ricetta della mia nonnina, che poi è passata alla mammina e di cui faccio fiero sfoggio.
Pronti?
VIA!

PIZZA DI SCAROLA (x un pò di persone, a seconda della fame 4-6 ;))
(quella vera, alla napoletana, buona come il pane)

FASE 1: la pasta
Ingredienti: 300 g farina 00
acqua tiepida
2 cucchiai di olio

Disporre la farina a fontanella e mettere al centro una tazza di acqua tiepida, l'olio e il sale. Amalgamare il tutto fino ad ottenere una pasta di una consistenza morbida e malleabile ma non appiccicosa (tipo la pasta della pizza). Regolare aggiunte di farina e acqua  fino ad ottenere la giusta consistenza.
Dividere la pasta in due panetti.
In una teglia tonda di ca 30 cm unta con olio (o con carta da forno) di diametro stendere un panetto in un disco di pasta non troppo alto e punzecchiare con una forchetta.
Stendere il secondo apnetto su carat da forno, in un disco con dimensioni leggermente maggiori del primo.
lasciare riposare.

FASE 2 : la scarola
Ingredienti: scarola 1 cespo
indivia 1 cespo
o scarola 2 cespi
acciughe 6
capperi una manciata
olive nere 10
olive verdi 10
pinoli una manciata
uva sultanina una manciata
(aglio 1 spicchio)
Vi consiglio 1 cespo di scarola ed 1 di indivia che insieme sono ottime.
A scelta potete scottarle prima in acqua bollente salata o lasciarle appassire direttamente in pentola.

In una padella antiaderente grande mettete :
olio, acciughe, olive verdi, olive nere, uvetta, capperi, pinoli. (A discrezione uno spicchio di aglio, vi consiglio vestito così da non risultare troppo forte.) Lasciate soffriggere un pò (e togliete l'aglio).
Aggiungete la scarola e l'indivia strizzate e tagliate.

Fate insaporire per 10-15 minuti O lasciate cuocere e aspettate che siano ben asciutte.
Lasciate raffreddare e controllate che non ci sia troppa acqua.

Mettete la verdura nella teglia dove avevate steso la pasta, distribuite sul fondo e coprite col secondo disco di pasta. Sigillate con le dita, bucherellate con una forchetta e infornate!

180°C per un tempo di 20-40 minuti a seconda che abbiate il forno elettrico o a gas:

Lasciate raffreddare e





Siccome sono magnanima vi posto una foto presa dal web, per darvi un'idea...

pulcinella.291.forumfree.it


Fatemi sapere!!!!!!

PS nonchè NB : dato il mio smodato amore per questo piatto io ormai "vado a occhio" (e anche un pò a braccio)... quindi fate vobis, se la pasta vi sembra poca...fatene di più ;)))))


e non dimenticate: la musica!!!!!!!! Prima, durante e dopo ;))









28 gennaio 2013

CHI FA LA SPIA

non è figlio di Maria
non è figlio di Gesù
quando muore va laggiù
va laggiù da quell'ometto
che si chiama diavoletto..
la conoscete? la cantavamo sempre da piccoli.
Perchè
perchè la spia non si fa.
non si fa?
non lo so.
Ero una bambina. E ci vuole solidarietà tra bambini. E la spia non si fa.
non si fa se tuo fratello ha rubato una caramella.
non si fa se alla tua amichetta si è rotta una matita.
MA
sono una mamma.
A soli sette anni immagini che il desiderio di primeggiare di un bambino possa portarlo ad agire fuori dalle righe?
lo conosci. E' un bambino tranquillo...forse. educato...abbastanza.
"mamma, oggi è venuto il papà di L a parlare con la maestra! perchè X e Y lo portavano vicino all'armadio, glielo facevano baciare e poi se lui si muoveva sbatteva la testa!" "...come? e lui?" "Eh mamma, lo costringevano!" "E lo avete detto alla maestra?" "No mamma..."
Allora non fare la spia è omertà.
Che invece devi insegnare che fare la spia vuol dire essere forti. E coraggiosi.
che è un punto di forza, perchè puoi aiutare chi è più debole.
Che se non puoi fare qualcosa tu chiamerai qualcuno che lo farà.
E ti accorgi che stai insegnando a tuo figlio a prendere posizioni coraggiose e scomode.
E lo guardi che sta lì, nei suoi piccoli 7 anni, ma non tanto piccoli.
Che già c'è da decidere da che parte stare, separare il giusto e lo sbagliato.
E stabilire che fare la spia è giusto.

tumblr



24 gennaio 2013

me, on the side

photo credit: <a href="http://www.flickr.com/photos/aldoaldoz/5633823568/">aldoaldoz</a> via <a href="http://photopin.com">photopin</a> <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/">cc</a>



On the side: A parte.
Che sta da solo, che non si inserisce in categorie.
Non è omologato.
Non è omologabile.
IO.
Mia madre ha passato una vita a sminuire ogni mio desiderio di omologazione esaltando di continuo l'originalità a tutti i costi. Il risultato, ovvio, è stato che invece io ho sempre un desiderio irrefrenabile di essere in qualche modo "normale", parte di un qualcosa.
MA
Evidentemente non è contemplato.
Per quanto io mi affanni a cercare categorie e caselle in cui mettermi comoda, inevitabilmente qualche requisito è mancante.
forse mia madre ci aveva visto lungo e ha solo cercato di favorire il mio adattamento al mondo, a parte.
Anni di scout ma lo scoutismo non scorreva nelle mie vene.
Manualità alle stelle ma studi al liceo classico.
Voti da paura ma poi faccio Ingegneria, anzi no biologia.
Faccio la ricercatrice ma poi dopo un pò al bancone mi rompo che io devo lavorare di cervello.
Lavoro di cervello eppure amo le frivolezze da femmina, mi trucco, mi vesto carina e mi metto persino lo smalto...mah. (Se non frequentate i ricercatori non lo sapete ma 9 volte su 10 sono vestiti male e sembra che si siano alzati da dieci minuti, trust me)
Ho un blog perchè io amo scrivere ma non sono una scrittrice, non posso vivere di questo, non saprei cosa inventarmi.
Sono una mamma e ho un blog ma non è un mummy blog, non faccio lavoretti e manicaretti, non sono una influencer.
amo alla follia lo shopping, i vestiti, i prodotti di profumeria. sono aggiornatissima e do consigli a destra e a manca. Ho un blog. Non sono una fashion blogger.
Am(av)o cucinare ma la cena speciale per mio figlio è fatta con la piadina.
Amo fare fotografie ma non ho tempo per fare un corso e uscire e sperimentare.
amo il teatro e la musica classica. vado al cinema a vedere film legeri..ssimi e ai concerti rock.
Amo disegnare e ora posseggo anche una tavoletta grafica ma non disegno più nemmeno mentre chiacchiero al telefono (forse perchè lo faccio nel tragitto casa lavoro, boh)
Mi piace fare le chiacchiere con le altre mamme poi a un certo punto mi chiedo come sia possibile perdere così tanto tempo a parlare di cazzate (ma magari dipende dalle mamme, in effetti)
Sono stata una frequentatrice assidua di palestre e sono parecchio fissata con l'alimentazione sana, poi però a periodi vivo di patatine fritte e cioccolata.
Sono stata una frequentatrice convinta della parrocchia, sono separata, non metto più piede in chiesa da tempo ormai e non sono neanche troppo convinta che farò fare la comunione  a mio figlio.
Sono una scienziata, sono un patologo clinico, eppure di tanto in tanto uso l'omeopatia.

Continuo a cercare affannosamente di aggiungere i pezzi amncanti ma non je la posso fare.
Insomma, sono un paradosso. tutto e il contrario di tutto. Non catalogabile.

dovrò farmene una ragione.

Aiuto.









15 gennaio 2013

qualità e quantità, chimere e alibi



Sono giorni che mi imbatto in post, tweets o conversazioni e battute 1.0 sulla questione annosissima del tempo che si dedica ai propri figli.
Che è importante la qualità, non la quantità.
Che non ci si può dedicare solo ai figli.
Che se si hanno figli non si può pensare a se stesse.
Che un figlio non può essere un limite.
Che ognuno ha diritto di seguire le proprie ambizioni.
Che essere una madre non deve essere un handicap.
Ho letto molto sull'argomento della conciliazione, di quella paradisiaca pratica che permette alle madri lavoratrici di trovare il giusto mezzo per conciliare appunto lavoro e famiglia, e quella è un'altra storia.
Io lavoro. Amo il mio lavoro. E' parte di me, non solo una necessità. Ho esigenze di solitudine marcate e non troppo sporadiche. Ho bisogno dei miei spazi. vado in ebollizione se a un certo unto non riesco a stare 5 minuti da sola.
Io sono figlia di una donna che ha cucito a stretto filo il binomio maternità e sacrificio. Che una volta che hai fatto dei figli non puoi mai più non metterti sempre e comunque in secondo piano, di qualunque cosa stiamo parlando, figuriamoci di quelle cose futili e inutili. al massimo ci potrà essere qualche necessità fisiologica. Una donna che ha cambiato lavoro per conciliare.
L'ho sempre demonizzata. oggi la capisco. ma questo è un altro argomento, dicevo.
Veniamo al resto.
Alle uscite serali con le amiche. Ai viaggi di coppia. All'estetista. Alla palestra. Al telefono. Allo shopping. Alla lettura. Al parrucchiere. Ai massaggi. ai week end con le amiche. Ai the con le amiche.
E aggiungiamolo anche al lavoro.
Ma non per forza.
Ecco o anche qui dico : in medio stat virtus.
perchè il fatto è che dal mio punto di vista i figli sono una parte delle mille cose che fanno la nostra vita, ma ne sono una parte ingombrante, ben più di tante altre.
E' che loro li abbiamo fatti arrivare noi in questo mondo, è che noi dobbiamo prenderci cura di loro. E' che noi siamo il loro mondo. E' che loro devono crescere e lo faranno con noi.
E allora io credo che loro meritino un'abbondante fetta del nostro spazio, e del nostro tempo. Non un ritaglio.
Che io merito dei ritagli di tempo per me, sacrosanto, e non vi azzardate a togliermeli.
Ma loro non meritano i miei ritagli, meritano di più.
Perchè lo voglio anche io di più, onestamente.
Perchè la qualità per me la fa anche la non fretta, la tranquillità, la serenità di non essere incastrati tra spesa e ceretta, o tra un viaggio di lavoro e una lezione in palestra.
Ci vuole equilibrio, non nascondiamoci dietro a un dito.
ci vuole rispetto, di tutte le parti in gioco, bambini compresi.
ci vuole di capire che se li abbiamo messi al mondo qualcosa dobbiamo loro, per quanto diffciile e faticoso sia da capire.
Io nelle mamme del bacio della buonanotte e basta non ci credo.
e badate bene, non credo neanche in quei papà. e' da uno così che mi sono separata.
se hai deciso di avere una famiglia è perchè hai deciso di darle un posto nella tua vita.
un posto che richiederà tempo. Hai il dovere di darglielo.
Ed è stata una tua scelta, sei tu che devi dare le giuste priorità e se c'è da sacrificare, sacrificare.
Ho vissuto anni di solitudine con accanto un uomo fantasma. E' un prezzo che non smetterò mai di pagare, nè io nè i miei figli, perchè quell'uomo sarà sempre il loro padre e non ci sarà mai altro uomo nè per loro nè per me che condividerà al 100% educazione e crescita. E' un prezzo alto. Io quando mi sono separata gli ho detto che probabilmente lui non era fatto per avere una famiglia. Lo penso ancora.
Lavoro. Amo fare shopping. ho bisogno di the, vaffè e cene con le amiche. Di week end ioe  Lui da soli. Di andare in palestra. Di farmi un massaggio e una manicure non troppo di rado.
E non potrei mai rinunciare ai miei spazi nani-free.
MA amo stare con i miei figli, guardarli e basta. Chiacchierare con loro. mangiare pop corn davanti alla tv. Cantare e ballare, e ora anche fare yoga. Giocare a mamma e figli. E farlo spesso e con calma.
E poi pensare che non ne posso più e uscire per i fatti miei e pensare a me.
E ci sono troppe troppissime cose nella mia vita e io non riesco a farcele stare tutte, così ogi rinuncio a una e domani a un'altra. Ed è vero che troppo spesso rinuncio a cose che riguardano me, per pigrizia, per senso di colpa, per abitudine, epr facilità, non so. E non è giusto.
MA non è giusto neanche il contrario.
Il tempo per tutto è una chimera.
Il non tempo per i propri figli a volte è un alibi.


14 gennaio 2013

NON CE LA FACCIO non si può


Lei è in quella fase da bambina odiosa. Risponde male. Ti sorride mentre la riprendi. fa di testa sua. Punta i piedi. dice di NO.
Con Lui lo fa cento volte di più. Lo provoca. Continuamente.
 Lui impazzisce. Si infastidisce. le risponde male.
Alla fine chiamano in causa me, o Lui o lei. Io intervengo.Spesso riprendendo lei. Qualche volta dicendo a Lui di stare più calmo, di non battibeccare.
e' da quest'estate che va avanti così.
Mi ha detto che tutti hanno la mamma e il papà e lei no, e allora è triste.
che lei vuole solo mamma. Disegna cuori in continuazione solo per me. Io al devo lavare. io la devo vestire.
C'è stato un momento in cui si vestiva solo come me e faceva solo quello che facevo io.
Non è facile. cerco di parlarle, tanto e in continuazione. Le spiego. Le faccio domande.
e' un momento delicato. quando io e il papà ci siamo separati lei aveva solo 1 anno. non ah memoria di come era. non ha esperienze. e in più è meno incline al dialogo. La così detta educazione emozionale con lei è al parte più difficile, e quella che mi dà più pensiero, soprattutto s e mi parte la miccia che mi fa pensare che il padre è una specie di anaffettivo cronico e io sono terrorizzata che anche i miei figli lo diventino...ma KEEP CALM AND CARRY ON.
Col papà ne parliamo tanto. lei fa un pò di domande a lui, un pò a me. poi dice che vorrebbe che vivessimo tutti insieme, io, il papà, Lui e i nani. Ma ecco...a questo livello di tranquillità direi che ancora non ci siamo arrivati (anche se domani sera Lui e il mio ex si vanno a prendere una birra...vabbè)
Poi ne parlo con Lui. perchè Lui deve sistemare un pò questa cosa tra lei e Lui.
E ieri sera gli ho detto che certo che deve riprenderla e arrabbiarsi, ma poi punto. Non può diventare sgarbato e antipatico. non può battibeccare. Non può provocarla. Non può tenere il muso per un intera giornata.
mi ha detto Non ce la faccio.
e io gli ho detto che NON SI PUO'.
Che se entri in una famiglia come genitore o come surrogato non puoi non farcela. Devi sempre trovare un modo.
ecco tutto.


11 gennaio 2013

NEVER FORGET


E invece si dimentica. Anche se l'hai vissuto, quello stato di alienazione. Che ti ha fatta ritrovare troppe sere davanti a uno specchio a dire: ma tu dove sei? Che ti ha fatto pensare che non si può così, senza mai un momento per respirare, ferma, solo tu. per ascoltarti. per prenderti cura di te. perchè si, sei una madre e devi prenderti cura dei tuoi cuccioli. ma di te? anche. per forza.
e allora come un piccolo artigiano hai intagliato il tuo tempo e il tuo spazio, ad una misura nuova. adatta a te. ci hai rimesso dentro delle passioni. dei momenti fatti di nulla. qualche coccola. un gesto caldo. qualche amica. un uomo. e sei tornata al mondo, giurando a te stessa che non te ne saresti andata di nuovo.
ma si sa, alcune promesse sono da marinaio. E non ci vuole così tanto, a perdersi. a dimenticarsi di dire di no, ogni tanto. a dimenticarsi della cura.
Ti sei persa di nuovo. lo specchio è sempre lì, le serate anche. hai lasciato scivolare via tante cose, di nuovo.
E lo sai che così non andrai lontano...
che poi chissà perchè rinunciare a se stessa è sempre la via più breve?

(tumblr)

8 gennaio 2013

DUEMILATREDICI. KEEP CALM AND



eccoci qui, immancabilmente il nuovo anno è partito. Nonostante il mio stato umorale simil post partum, tipo sonouncessononfacciopiùnulla escidaquestocorpoeriprenditilatuavita donna, nonostante l'infausto susseguirsi di stati influenzali che hanno colpito alternativamente i nani esattamente allo scadere delle feste comandate, nonostante non abbia nevicato, nonostante il fallimentare shatush che ok i capelli non sono arancioni e io esagero ma sono ramati e io il ramato proprio no. nonostante tutto. Eccoci.
e allora, riflettiamo. che i buoni propositi si sa li faccio quotidianamente e sono sempre gli stessi e poi chissà se davvero tutto quello che vorrei sistemato dipende dai miei buoni propositi o invece.
Io in realtà per questo 2013 ho pensato che vorrei istituire il vaffanculo libero. Cioè quello liberatorio e sincero a persone e situazioni che grazie, no. Che invece non si può ami, perchè tu sei una personcina a modo, perchè hai ossessione di tenere tutte le cose in ordine e al loro posto, perchè non hai tanta voglia di discutere poi e spiegare e sostenere. E invece ah come ci starebbe bene. A quelle persone che comunque ti fanno faticare, sempre. Perchè ti chiedono come stai ma poi smaniano ad ogni risposta che si discosti dal "bene grazie" che in fondo che gliene frega dei cazzi tuoi. A quelle che ce ne hanno sempre una, e ne sono talmenet pieni e offuscati che le tue millemila manco le vedono e tu dovresti comunque e sempre scapicollarti per loro. A quelle che i rapporti sono una formalità ormai. Telefonata perchè si deve, messaggino perchè si deve, saluti perchè si deve. A quelle uscite davvero poco opportune che si meriterebbero solo un "ma che cazzo dici?" come risposte. A quelle che comunque te lo devono per forza dire che dovresti fare così e colà perchè loro e tizio e caio e sempronio.
ecco.
In questi casi u bel vaffa. tanto per rimettere le cose  a posto e i puntini sulle i.
per poi volersi sempre bene, ovvio.
magari con un'attenzione in più.
Buon anno eh



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