Mio nonno. Potrei scrivere un mondo su di lui. un uomo burbero, tutto d'un pezzo. Con una vita lunga, lunghissima e che ha affondato le radici nel dolore, nella lotta, in spazi dove essere un bambino non era consentito. Suonava la tromba, a sei anni, per aiutare il padre vedovo a sopravvivere. Quella musica suonata fin da ragazzino, che da ragazzo divenne la musica jazz suonata con gli americani, quella musica è diventata parte di lui. Ci vuole fiato per la tromba, e polmoni, polmoni più grandi e forti di quelli di un bambino che deve salire su una cassetta della frutta per arrivare all'altezza giusta. E ci vuole un cuore più duro di quello di un bambino per sopravvivere alla morte della propria mamma. Al lavoro. Alla guerra. Non sempre c'è spazio per la morbidezza, per la debolezza. Non in quegli anni, in quella società, non per lui. Che la musica se l'è portata dietro, sempre. Che è diventata quella dei tasti bianchi e neri di un pianoforte a mezza coda, dove l'ho visto seduto mentre ad occhi chiusi ancora soffiava nella sua tromba immaginaria, anche se la musica non usciva da uno strumento a fiato ma da uno a corde. Quella musica gliela ho messa nelle orecchie con gli auricolari del mio iphone qualche mese fa, quando non è stato bene ed era in un letto di ospedale infastidito e stanco. E subito il suo cuore ha trovato pace. Io sono stata la sua nipote. L'unica femmina. La sua nipote femmina preferita, diceva per prendermi in giro. Io una testa dura, e calda. Troppo per lui, che ti azzittiva con un "che ne vuoi sapere tu giovine!" Io che mi sono scontrata con lui e la sua rigidità da che ho avuto voce. Eppure lui c'è sempre stato. A dirmi se avevo bisogno di qualche cosa. A chiedermi che avevo mangiato, che sembrava che tutto ruotasse intorno a quello, e forse, a ripensarci oggi, quando ha vissuto la fame vera davvero pensi che basti avere la pancia piena per sapere che in qualche modo le cose andranno bene. A chiedermi "quando vieni a trovarmi?" mentre lo stavi ancora salutando sulla porta. ad abbracciarmi commosso al mio matrimonio. A guardare i miei figli. A sentirli cantare e dire che sono stonati tutti e due, non è vero che cantano bene. A insegnarmi sempre e comunque come si doveva vivere, che lui lo spaeva e io no. A raccontarmi della sua vita. A leggere frasi di Eduardo. A rifilarmi continuamente sketch di Totò, che vedeva ridendo fino alle lacrime. A sindacare sempre, su tutto. A dirmi che dovevo darmi una mossa all'Università. Ad essere fiero die miei voti a scuola. A chiedermi del mio lavoro. A chiedermi dell'avvocato, mio marito. A non sapere, della mia separazione, della mia vita da sola, della mia nuova storia. A discutere. Con i figli. Con la moglie. Con i nipoti. Lui che è stato il padre severo e irraggiungibile di mia madre. Che è tagliata con l'accetta forse proprio perchè è stata sua figlia. Mio nonno. Nella mia testa si sovrappongono ricordi di due persone quasi. Perchè poi c'è stato quest'uomo, anziano. Che ha avuto la forza di dire la sua finchè ha avuto fiato in corpo, ma che ha mostrato una fragilità senza precedenti quando ha perso sua moglie. L'ho visto guardare mia nonna con gli occhi carichi di una dolcezza incredibile, supplicarla di guarire durante tutta la sua lunga agonia, pregarla di non lasciarlo solo. L'ho visto toccarla l'ultima volta con le mani affamate, coem se dovessero raccontare a quegli occhi ormai ciechi, ogni tratto del suo amore che stava per lasciar andare per sempre. L'ho visto incazzarsi e disperarsi di essere rimasto proprio lui qui, lui che doveva andarsene prima, che pure questo voleva decidere. C'era un mondo che era venuto in superficie, quello fatto della sua durezza e della sua fragilità, che lo ha reso incredibilmente caldo e vivo, nel ricordo che oggi ho di lui. Se n'è andato un mese fa, nel sonno, in silenzio. Aveva 92 anni. E quando io l'ho visto lì, in una pace che aveva desiderato così tanto, mi sono sentita quella nipotina piccola piccola di fronte ad un nonno grande ma tanto più vicino.
C'è stato un tempo della mia vita in cui ho scritto tante poesie. Proprio mio nonno era disposto a finanziarne la pubblicazione. Non le ho mai pubblicate e le conservo gelosamente in un cassetto. Una copia ne aveva lui, con questa in copertina, per i suoi 80 anni.
Nascosti da
espressioni accigliate,
dietro ad una
fronte corrugata
colorita da
grigie e folte sopracciglia,
si spiegano
racconti di vita andati;
regalati da un
tempo passato
tra le note di un
piano
in bianco e nero.
E’ lì che
incontro
un uomo dallo
sguardo intenso,
che mal cela
il suo cuore
grande
ad una bimbetta
ormai cresciuta.
Le sue parole
allora,
lette in una
musica dolce,
appaiono vana
difesa
nel loro suono
scorbutico
e sanno far
trasparire
solo la saggia
bontà
di uno spirito
profondo.
Parole dure,
a volte scostanti
pronunciate da
voce dolce
che sanno
raccontare un’esperienza amara
e dar voce ad una
presenza custode e attenta
accanto a chi
custodisce nel segreto della sua anima.
E’ nascosto in un
forziere
questo buon cuore
che raramente si
apre a sguardi indiscreti;
l’accesso è
negato
a chiunque non
abbia pazienza e amore
di attendere che
il silenzio parli;
si udiranno
allora
le parole sagge
di chi
difficilmente
sa mostrarsi
vulnerabile
agli attacchi
dell’affetto.
Oltre questa scorza
ti ho incontrato,
in un sorriso
sincero,
in una lacrima
furtiva,
in una brusca
carezza;
tra le note del
tuo pianoforte
ho ascoltato la
tua musica
e ho scoperto il
saggio
che cammina
accanto a me,
con sguardo
severo
e passo sicuro;
mi sono lasciata
cullare
dal tuo affetto,
sapendo che mai
si esaurirà.
Continuo, ora,
a muovere i miei
passi
sicura che quando
mi volterò
saprò ancora una
volta
incontrare
il tuo sguardo
buono
e aprire la tua
fortezza
per ascoltare il
tuo cuore.
mi hai commosso, grazie.
RispondiEliminaE proprio non ce l'ho fatta a non piangere sai.
RispondiEliminaIo che mio nonno l'ho dovuto salutare con una mail, che hanno letto in Chiesa mentre lui era già andato via.
Io che gli avevo promesso che gli avrei fatto una festa e poi invece non ci sono stata neanche al funerale.
E i nonni son sempre bianco e nero insieme. Almeno i nostri nonni. Che hanno combattuto (sul serio) e amato con la stessa passione.
Bellissima poesia, davvero.
Bellissimo post.
E nient'altro.
Un abbraccio
hai commosso anche me.
RispondiEliminaI nonni sono uno dei tesori più grandi che ci offre la vita. Ho letto il tuo post tutto d'un fiato e non sono riuscita a trattenere le lacrime... per il tuo nonno, per i miei e per tutti gli altri che non ci sono più. Un abbraccio! Laura
RispondiEliminaMa io posso cominciare la settimana piangendo sul tuo post? <3
RispondiEliminasono in fiume di lacrime. Che meraviglia di Post.
RispondiEliminavolevo solo dire a tutte voi che mi prendo ogni abbraccio eh... grazie :)
RispondiEliminaSono l'ennesima persona che hai fatto commuovere...Sappilo! :')
RispondiElimina